Riola e dintorni
At Riola and outskirts
Riola è dominata da una originale costruzione di fine '800, la Rocchetta Mattei, voluta dal conte Cesare Mattei.
I suoi studi sulle erbe lo condussero a medicamenti a base di prodotti vegetali, che chiamò elettromeopatici (attraverso un’azione di riequilibrio elettrico del corpo umano, combinata ad un’azione omeopatica).
In questi rimedi confluirono l’omeopatia, la fitoterapia, l’alchimia ed il magnetismo.
Gli effetti miracolosi di queste cure e l’assistenza prestata gratuitamente, fecero ben presto il giro del mondo, rendendo il Conte e la sua abitazione fiabesca un punto di riferimento per i sofferenti.
Le sue pubblicazioni furono tradotte in molti paesi.
Il segreto dei rimedi morì con il Conte nel 1896, anche se la leggenda tramanda che questo mistero fosse scritto sulle pareti della sua abitazione, coperto, e irrimediabilmente perduto dagli strati successivi di vernice.
Ai piedi della Rocchetta sorge una delle più importanti espressioni dell'edilizia sacra moderna: la chiesa di Alvar Aalto. Essa fu progettata a cavallo tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70.
Quest'opera crea un filo conduttore con gli interventi urbanistici di Kenzo Tange (alla Fiera di Bologna) e il padiglione dell'Esprit Nouveau di Le Corbusier nel quartiere fieristico di Bologna.
Alvar Aalto progettò la chiesa nel rispetto della natura, seguendo i canoni simbolici dell'Apocalisse, che riecheggia nelle armoniose proporzioni geometriche dell'edificio.
La facciata trova l'ispirazione dai tre monti che si affacciano su Riola: Montovolo, Monte Vigese e Monte Vigo, che richiamano le antiche civiltà del luogo.
La forma della chiesa crea una prospettiva che fa convergere tutte le linee architettoniche nel punto centrale dell'edificio, a rappresentazione del Centro che essa simboleggia. A dominare il sacro impianto è la Luce che irradia dall'alto e inonda tutto lo spazio, divenendo sul fonte Battesimale una cupola in vetro, simbolo della discesa dello Spirito Santo.
Nello stesso ambiente, Aalto ha utilizzato la simbologia dell’acqua del fiume – che si vede attraverso un’apertura all'interno – evocatrice del Battesimo.
Riola si trova, infatti, alla confluenza del fiume Reno con il Limentra, dove si riflettono gli echi delle case fortificate del XIII-XIV secolo.
Ad esempio - a ponente - Ca' Costonzo sorge a ridosso di Montecavalloro, e fu inizialmente residenza di medici di montagna; poi il borgo di La Scola - a levante - completamente restaurato, in cui rivive l'atmosfera del passato.
Il nome Scola deriva infatti dalla parola longobarda sculca che significa 'posto di vedetta situato in posizione sopraelevata'.
La maggior parte degli edifici de La Scola appartengono al XV-XVI secolo e sono magnifici esempi di architettura medioevale appenninica, ad opera dei maestri Comacini.
Degna di nota è la casa turrita detta de Parisi (seconda metà XIV secolo). Ha belle finestre in arenaria a ricalco dei vecchi castelli.
Tutto il borgo è ricco di torrette e soprapassaggi coperti tra casa e casa, di loggette coperte a tipo di altane fiorentine, finestre e camini con stemmi, di pozzi interni, camere con segreta e trabocchetti.
All'interno i viottoli del borgo sono ancora selciati a grossi ciottoli, proprio come le antiche strade medioevali e in effetti una di queste passava di qui, collegando Rioveggio (in Val di Setta), alla Toscana, attraversava Monteacuto Ragazza, il Passo della Serra dei Coppi (fra Montovolo e Vigese), il Borgo, Castel di Casio e Porretta.
Nella parte più alta del borgo esiste un oratorio di San Rocco, costruito con blocchi di arenaria, recanti sculture ed iscrizioni, datato 1481; è ritenuto il solo monumento del genere esistente o rimasto nell'Appennino Bolognese.
Fra le varie cose interessanti da vedere, c'è anche un enorme cipresso che si pensa abbia 600-700 anni.
Poco dopo La Scola appare il paese di Campolo - rinomato come la patria degli scalpellini e terra di rinomati tartufi – ed il magnifico santuario duecentesco di Montovolo.
La cima di Montovolo, alta 962 metri, si raggiunge su una strada ornata di edicole sacre che culmina su un’ampia distesa: qui è l’antichissimo santuario della Madonna di Montovolo, sorto probabilmente su un tempio pagano. Il santuario è all'interno di un parco naturale di boschi di cerri e roverella.
La chiesa è citata già nel 1054, ma nella versione attuale, opera dei maestri Comacini, risale al XIII secolo.
All’interno si trovano la statua, venerata, della Madonna col Bambino e un Crocifisso bizantino, oltre ad affreschi e dipinti.
Riola dista circa 15 km dalle rinomate Terme di Porretta, centro termale di antichissime origini, sviluppatasi intorno al nucleo plurisecolare, disteso ai piedi del Monte della Croce.
Gli impianti terapeutici di avanguardia convivono con le vecchie botteghe che offrono i funghi della zona, i formaggi locali, le produzioni artigianali del posto e, con una serie di moderne infrastrutture sportive, industriali, di servizi. Non lontano si trova Castelluccio ed il Santuario della Madonna del Faggio, venerato fin dal XVII secolo.
Dopo Porretta si entra in territorio toscano e Ponte della Venturina segna il confine tra le due regioni.
Proseguendo, però verso Pistoia, dopo Pavana, merita attenzione Sambuca Pistoiese, antico borgo che concentra l'energia degli antichi pellegrinaggi.
Infatti, la strada della Sambuca resta famosa nell'ambito del culto di san Giacomo Maggiore, venerato a Santiago di Compostella.
La trasformazione della Via Romea - percorso che conduceva a Roma - in Via Francigena, legata al pellegrinaggio verso Santiago, alimentò l’homo viator medievale e donò la forza per affrontare il percorso – spesso paragonato ad una prova iniziatica - verso la rinascita interiore, da Est ad Ovest, rappresentato dal Cammino compostellano, che ha lasciato traccia in questo luogo.
Bologna era collegata tramite la via della Sambuca a Pistoia, unica città detentrice e custode di una vera reliquia del corpo di san Giacomo, donata alla cittadina dal vescovo Diego Xelmirez.
Nell’Appennino a sud-ovest di Bologna, a 6 km da Riola, si trova Vergato.
L’edificio più importante del centro è il Palazzo dei Capitani, antica sede dei Capitani della Montagna.
Edificato fra il XIV e il XV secolo, è stato accuratamente restaurato e riportato all’aspetto originale nel dopoguerra.
Spiccano le vetrate dell'artista Luigi Ontani. Proseguendo, oltre Vergato, prendendo la deviazione per Grizzana Morandi, si respira ancora l'aria che ispirato un grande artista: Giorgio Morandi.
Il pittore, nato a Bologna nel 1890, dal 1913 scelse questo piccolo paese come residenza per il periodo estivo, dipingendo le sue case ed i suoi paesaggi nelle sue celebri opere.
All'entrata del paese la sua casa ed i Fienili, che raccolgono la sua storia.
Procedendo verso Bologna si incontra Marzabotto è un interessantissimo centro, per via del sito archeologico etrusco, che la cinge.
I reperti sono conservati nel Museo Archeologico P.Aria, mentre nell'area circostante si possono visitare i resti dell'antica città.Orientata coi punti cardinali, composta da otto quartieri, chiamati regioni, si snoda su un grande asse stradale da Nord a Sud. Questo asse è chiamato strada A, incrociata ortogonalmente da tre strade Est-Ovest, con resti di case e impianti produttivi.
Di un certo interesse è la strada B, che porta all'acropoli, l'area sacra del centro abitato.
Sotto le fondazioni della città, è stata scoperta una struttura più antica distrutta.
Esistono due sepolcreti a Nord e a Est, di cui quest'ultimo visitabile.
Il paese di Marzabotto fu drammatico teatro di strage nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, perpetrata dalle truppe naziste nei confronti della cittadinanza.
Nel 1959 è stato inaugurato il Sacrario dei Caduti ed è stato creato il Parco di Monte Sole, nell'area collinare circostante con lo scopo di esaltare la bellezza paesaggistica del luogo e lasciare una memoria dei luoghi distrutti dall'eccidio.
Poco distante da Marzabotto sorge Panico, dove è possibile ammirare una pieve romanica del XII secolo, la chiesa di San Lorenzo è un edificio basilicale monoabsidale a tre navate, opera delle Maestranze Comacine che lasciarono tracce dei loro impianti in molti edifici della zona.
Dopo Marzabotto si trova Sasso Marconi, che un tempo si chiamava Sasso Bolognese in omaggio alla rupe – Sasso di Glòssina – che domina il paese.
Fino al 1787, questa rupe ospitava un oratorio grotta, definitivamente crollato a causa di una frana occorsa nel 1892.
Il paese fu distrutto dall'ultima guerra mondiale, per cui oggi è un moderno centro residenziale.
Dal 1937, il toponimo è mutato in onore di Guglielmo Marconi, che a Pontecchio (4 km verso Bologna) fece le sue ricerche (Villa Griffone).
Sempre a Pontecchio spicca il quattrocentesco Palazzo dei Rossi, descritto da Beroaldo come
Da Castiglione dei Pepoli, antico feudo della nobile famiglia bolognese omonima, si può raggiungere il Santuario di Boccadirio. Questo santuario è il secondo per importanza nell'Archidiocesi bolognese dopo la Beata Vergine di San Luca.
Il santuario di Boccadirio fu risitemato nel XVIII-XIX secolo e contiene una terracotta invetriata di Andrea della Robbia (1505).
Inoltre Castiglione dei Pepoli non è distante dal Lago Brasimone, bacino artificiale ottenuto nel 1911 attraverso la costruzione di una diga. Un'altra diga ha costituito il Lago di Suviana, centro di una zona protetta denominata Parco dei Laghi.
Altri spunti di passeggiata sono a Cereglio, con la sua fonte d'acqua Cerelia e l'antico borgo di Suzzano; Tolè e Rocca di Roffeno con una bella pieve romanica con rimaneggiamenti barocchi - la cui abside risente ancora del lavoro dei Comacini - ed una torre medievale, esempio dell'arte fortificata della montagna bolognese.
Nell'antico feudo della contessa Matilde di Canossa - Castel D'Aiano - è interessante l'escursione al Santuario della Madonna della Brasa a 920 mt slm, all'orrido di Gea, alla tana dell'Uomo Selvatico; al Santuario del Malandrone e a Sassomolato.
Lizzano in Belvedere e Vidiciatico sono vicini al Corno alle Scale, che presenta una situazione turistica di buon ordine, anche per quanto riguarda gli sport invernali.
Non lontano da Lizzano il Santuario della Madonna dell'Acero (XVI secolo).
Da questa zona partono numerose escursioni a piedi. Per gli amanti degli alberi, nella zona sono segnalati ben tre alberi tutelati dalla Regione Emilia-Romagna: il cipresso di Vimignano-La Scola (2 mt di diametro e 20 mt d'altezza); il castagno di Camugnano in Località Cà del Topo sul Monte di Badi chiamato dai locali L'Osteria del Bugeon; l'acero di Lizzano in Belvedere alto 22 mt e largo 1,52 mt.